La Pieve di San Martino

La Pieve di San Martino risale al IX secolo. Il patrono è San Martino, il santo dei franchi, liberatori dal dominio longobardo. L’edificio subì poi, nel corso dei secoli, una serie di modifiche, ampliamenti e ricostruzioni. Oggi si presenta con caratteristiche perlopiù romaniche, e si pone in una grande struttura che oltre alla chiesa comprende la canonica, il grande cortile e la Cappella della Compagnia. L’interno è a tre navate: quella centrale, alta e slanciata, è in pietra alberese, quelle laterali sono in stile rinascimentale. Sulla facciata, un portico architravato cinquecentesco.

La Pieve di San Martino ospita un numero di pregiate opere artistiche, la più importante tra le quali, posta al centro dell’abside, è la grande croce dipinta di Agnolo Gaddi (allievo di Giotto), risalente al 1390. Gli altari laterali sono secenteschi. Notevoli anche una Circoncisione di Jacopo Vignali (XVII secolo), la Morte della Vergine di Cenni di Francesco (XIV secolo)Quattro santi di Santi di Tito (XVI secolo), e una serie di riproduzioni realizzate dalla Fabbrica Ginori nel XIX secolo da originali robbiani. Tra le opere moderne, un bassorilievo in ceramica di Roberto Ceccherini, raffigurante il patrono San Martino nell’atto di dividere il suo mantello col mendicante.

San Bartolomeo a Carmignanello

L’antica Chiesa di San Bartolomeo costituisce parte del piccolo insediamento territoriale di Carmignanello, inserito nel paesaggio collinare sul lato meridionale di Monte Morello. Ormai quasi del tutto disabitato, questo piccolo insediamento comprende anche la Villa-convento di Carmignanello, oltre ad una casa colonica che conserva resti di una struttura a torre di età medievale.

Sant’Andrea a Cercina

La Pieve di Sant’Andrea a Cercina, diocesi di Sesto Fiorentino, viene menzionata a partire dal IX secolo, ed era anticamente denominata Santa Gerusalemme. Fu di patronato dei Catellini da Castiglione (una delle antiche famiglie nobiliari di Firenze), che nel XIV e XV secolo promossero interventi architettonici quali la sistemazione del chiostro, e l’ampliamento dei locali adibiti a residenza del rettore e del pievano.

L’edificio, a tre navate divise da pilastri, è caratterizzato da un elemento originale: l’aggetto della cella campanaria rispetto alla torre del campanile. Il portico cinquecentesco della chiesa si accorda con la facciata cinquecentesca della canonica. Tra le opere artistiche, affreschi quattrocenteschi di Domenico Ghirlandaio (Santi Girolamo, Barbara e Antonio Abate) ornano l’abside destra, mentre nell’abside centrale vi è un polittico trecentesco del Maestro di San Niccolò; in fondo alla navata sinistra vi sono affreschi cinquecenteschi.

Chiesa dei Santi Maria e Bartolomeo a Padule

La Chiesa dei Santi Maria e Bartolomeo a Padule trova menzione nei documenti storici già dalla fine del X secolo, in un’epoca che vide grandi interventi di bonifica della piana fiorentina. Si ipotizza che durante il Medioevo, essa fosse interamente affrescata al suo interno e fosse cresciuta di importanza tanto che, nel XVI secolo, al suo parroco fu affidata la cura della piccola Chiesa di San Lorenzo al Prato. Nel secolo successivo, furono eseguiti vari lavori di ristrutturazione e la chiesa fu arricchita di importanti opere d’arte.

Gli ultimi interventi di restauro risalgono alla fine degli anni sessanta del ‘900, un periodo di trasformazione in senso industriale del territorio di Padule, che vide una forte urbanizzazione ed un incremento delle presenze alle funzioni religiose della parrocchia.

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